TODO CAMBIA ...

lunedì 10 dicembre 2012

NO EAP - No all'Editoria a Pagamento

Link al manifesto di NO EAP

“Ma dov’è il problema? Persino Gadda e Moravia iniziarono come autori Aps, autori a proprie spese secondo l’acronimo escogitato da Eco nel Pendolo di Foucault”. 

“Il problema è che il tuo stampatore di professione fa il fabbro, che mi hai promesso ben 5 presentazioni, che non fai alcuna attività di promozione, che le spese me le accollo sempre io e tu mi ripaghi con i miei libri che non mi spedisci mai, che vai in giro a dire che non ti fai pagare e invece viaggi sul ‘doppio binario’ … ”


Questo è un dialogo classico tra un editore a pagamento e un autore. Lo dico con cognizione di causa, perché sono uno scrittore. Quando ho iniziato la mia avventura nel mondo dell’editoria non mi sarei mai aspettato questo. Negli Stati Uniti la chiamano emblematicamente “Vanity Press” e trascina ogni anno nel suo vortice centinaia di scrittori che vogliono vedere il proprio nome stampato su una copertina alla modica cifra che si aggira tra i 1000€ e i 7000€.
Il jolly che gli editori senza scrupoli calano sul tavolo da gioco quando si trovano davanti l’ennesimo pollo-scrittore da spennare è il solleticamento della vanità. Arma letale infallibile su menti irresolute, impressionabili e vanitose. Lo scrittore esordiente, che mediamente ha un ego immenso ed è fermamente convinto di essere migliore di tutti gli altri sulla piazza, se non addirittura il migliore, si scioglie come uno zuccherino quando sente l’editore elencare le sue qualità, che al confronto Manzoni era un pivello. L’esordiente cede e non resiste all’editore-affarista che gli scrive “… la nitidezza, la fluidità del testo, la complessità (semplicità) della trama, la leggerezza (profondità) del messaggio ci hanno convinti di avere a che fare con un testo originale e in grado di scalare le classifiche dei best-seller”.

Ci sono molti buoni motivi per NON pubblicare a pagamento. Molti degli aspiranti scrittori che pubblicano sborsando denaro sono convinti che questo sia il primo passo necessario per farsi notare e raggiungere l’agognato successo. Niente di più falso. Una casa editrice seria non dà alcun valore alle pubblicazioni che escono dall’editoria a pagamento.

Ma ecco l’editore-affarista suonare parole come un pifferaio senza magia “Ad un manoscritto chiuso in un cassetto non può succedere nulla, a un libro pubblicato invece può accadere qualunque cosa … Purtroppo c’è crisi, grossa crisi, e i piccoli editori come noi sono i più penalizzati. Vorremmo poter investire sul tuo libro ma … Se tu potessi contribuire almeno alle spese di stampa”. E così l’aspirante scrittore, divenuto pollo-scrittore, con l’acquisto di un esiguo numero di copie (dalle 150 alle 300), aiuta il povero editore-affarista-pifferaio (EAP) a coprire le terribili spese, quelle di stampa (soprattutto se di professione fa il fabbro), di apposizione del (costosissimo) codice ISBN, del grafico (che si è fatto personalizzare direttamente dalla Microsoft delle Clip-Art tempestate di Swarovski), dell’editing (che ha una coltura permanente di moscerini negli occhi per cui gli sfuggono sempre strafalcioni quali, “un’altro”, “qual’è” e accenti nel vortice di un delirio tremens).
In fondo, nessuno al mondo ti da niente per niente. Così l’aspirante ‘penna’ assurge felice al rango di pollo-spennato.

L’editoria a pagamento, danneggia tutti quanti. Autori, editori seri, imprenditori, pubblico e per ultima (sigh) la cultura. E siccome all’autore medio esordiente non balena mai l’idea che semplicemente non sa scrivere e non merita dunque la pubblicazione, appena arriva la proposta a pagamento, qualunque sia la cifra, lui l’accetta: “Finalmente qualcuno che apprezza il mio genio, che capisce la mia bravura, che non ha paura di sfidare il Sistema e chi lo comanda!”

Un altro problema è la mancanza di scouting delle case editrici. Lo scouting costa, presuppone investimenti, ed è quindi più facile ed economico comprare i diritti di autori stranieri che hanno “sfondato” nei loro paesi magari grazie (se non solo) a generosi investimenti pubblici. Così il nostro mercato è invaso da supposti “fuoriclasse” stranieri, tanto che alcune case editrici italiane sul proprio sito scrivono: "Non inviate manoscritti. Trattiamo solo autori stranieri". Mentre la nostra editoria è in crisi e non investe per rinnovarsi siamo invasi da scrittori spagnoli, norvegesi, portoghesi e americani, a volte mediocri se non addirittura scarsi.

Cambieranno le cose? Sicuramente. L’e-book è un mercato in crescita e la rapida diffusione di internet offre al singolo autore visibilità a basso costo senza dover passare tra le fauci dell’ EAP. C’è inoltre un movimento che si va allargando del “no all’Editoria A Pagamento” e che combatte con le armi agguerrite dell’informazione in rete il fenomeno, fornendo la lista degli editori a pagamento. Siti come Writer’s Dream, grazie a segnalazioni, test diretti e altro materiale, forniscono liste degli editori a pagamento suddivisi per entità di contributo richiesto e modalità di promozione/distribuzione/cura del testo offerti e anche una black-list con più di quaranta nomi. Ogni giorno nuove vittime e nuove segnalazioni, perché l’esercito dei ‘manoscrittari’ è sempre in crescita. Alla voce «doppio binario» (chi offre a volte contratti a pagamento, altre volte no) ci sono ben 31 editori, che di solito fanno un minimo di selezione e sono meno esosi.
Cominciano ad essere numerose anche le case editrici che espongono il logo “no Eap”.  
Un segnale positivo arriva anche da una netta e inequivocabile presa di posizione del Presidente dell’AIE (Associazione Italiana Editori) Marco Polillo, che durante un’intervista per Libriblog ha dichiarato: “L’editore fa questo mestiere rischiando del suo, perché crede nel prodotto che fa e crede nel fatto di portare al pubblico attraverso i canali, le librerie soprattutto e la grande distribuzione, dei testi che ritiene meritevoli di essere letti e accettati dal lettore. […] L’editore a pagamento in realtà non è un editore, è uno stampatore. […] Chi pensa o si propone di fare l’editore facendosi pagare una quota a parte o anche l’intera parte dall’autore stesso, non è più automaticamente un editore […]”

Per ultimo, ma non meno importante, l’argomento mostre, fiere e saloni dell’editoria, dove naturalmente si paga per entrare, perché nessuno al mondo ti da niente per niente, nemmeno gli sponsor istituzionali che tuonano, soprattutto in campagna elettorale, “sostegno alla cultura, all’approfondimento e alla conoscenza”, con i loro logo in bella mostra.
Perché bisogna pagare le sale per presentare i libri? Perché l’incontro con lo scrittore è sempre a pagamento? Perché Polillo consente la presenza di “stampatori”, come li definisce lui gli EAP,  alla undicesima fiera nazionale, conclusasi domenica scorsa, della piccola e media editoria di Roma “Più libri, più liberi”? Forse perché non è poi così libero nemmeno lui?


2 commenti:

  1. Lascio un saluto su questa bacheca che mi ha molto incuriosito. Complimenti. Devo dire che quello che hai scritto è sacrosanto. Io, purtroppo, sono un esordiente che millanta doti che (forse) non possiede. Insisto e persisto perché credo nei miei progetti. Ne approfitto per ringraziarti, ho scoperto una casa editrice della mia città che non conoscevo. Proverò a propormi. Leggerò qualcosa di tuo con estremo piacere. Ciao,
    Massimiliano

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