Oggi il cimitero acattolico di
Roma è affollato più che mai per la ricorrenza della morte del politico e intellettuale comunista, Una lunga fila di donne e uomini, giovani e meno
giovani, con un fiore rosso in mano, hanno reso omaggio a quel cervello che mai
ha smesso di dettare la linea ai proletari di tutto il mondo.
"Per vent'anni dobbiamo
impedire a questo cervello di funzionare" - furono le parole del pubblico
ministero Michele Isgrò nell'udienza del 2 Giugno 1928 mentre svolgeva una
requisitoria violentissima contro i capi comunisti, ben sapendo che aveva
davanti un intellettuale di rara capacità e lungimiranza che, se lasciato
libero di pensare e agire, avrebbe procurato al regime grossi danni, se non
addirittura un processo di caduta irreversibile. La condanna fu pesantissima:
venti anni, quattro mesi e cinque giorni di carcere.
Oggi il pensiero di Gramsci è
più attuale che mai, in un mondo dove il lavoro e la manodopera sono per molti
una condizione di semischiavitù, il tentativo di applicare il pensiero
gramsciano diventa urgente e indispensabile.
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